Nella casa di vetro

venerdì, febbraio 07, 2020

Allusioni



Quando una persona non comunica (in plain speak) i suoi pensieri non ci lascia che all'unica alternativa di credere alle proprie illusioni:

A: "Perché mi eviti?"
B: "Ho bisogno di credere alle mie illusioni proprio come tu hai bisogno di credere alle tue."
A: "Perché io dovrei considerarmi illuso?"
B: "Perché le tue azioni non concordano con quello che hai detto in passato"
A: "Ma cosa ti fa credere che non ci siano motivi validi che giustifichino questo (non)comportamento?"
B: "Il fatto che non ti prendi la briga di comunicarli"
A: "Se non comunico non significa che sto nascondendo qualcosa"
B: "E se non comunichi(niente) non significa che tu mi stia lasciando niente da capire oltre alle mie illusioni"
A: "Sei in malafede"
B: "Questa è la tua illusione a cui hai bisogno di credere per sentirti a tuo agio"
A: "Ah si?!? e quale sarebbe la tua?"
B: "La mia è che tu non sia in grado di smentire i tuoi luoghi comuni e che quindi qualsiasi discussione edificante finisca dove è iniziata, cioè nell'impossibilità di cambiare. Quindi devo far finta che non esisti oppure accettare il fatto che con te io non potrò mai essere diverso."
A: "Questa discussione sta superando i limiti della paranoia"
B: "Quindi hai più di una illusione a cui credere per poter giustificare il tuo distacco"
A: "..."
B: "come volevasi dimostrare."

Sarebe bello essere capaci di riscrivere il finale di questa storia, non trovate? essendo io nella parte di B sempre pronto a rivedere quello che esplicitamente tratto come errato (chiamandolo più volte "illusione") non trovo dall'altra parte una attitudine simile.
Ovviamente essere messi in discussione nella parte di A è sempre spiacevole e quindi dovrei essere più accomodante lasciare correre in modo che queste illusioni "rientrino" da sole nei ranghi scadendo in qualcosa di non più interessante.
Ma è davvero quello che voglio? voglio che le situazioni vengano trattate senza consapevolezza? senza accortezza? così quando succederà di nuovo che qualcosa dovesse richiedere attenzione per evitare un altra volta di lasciare tutto all'interpretazione personale, accadrà di nuovo e l'atteggiamento sarà "tanto chi se ne frega". E io non voglio essere circondato da persone che si girano dall'altra parte all'occasione di farsi riconoscere e dare/concedere la possibilità di essere amati per quello che sono.
Non voglio finire nel circolo dell'autoinsufficienza (per dire che automaticamente devo considerare il loro apporto come insufficiente a sorreggere le situazioni).
Queste sono le mie spiacevoli sensazioni e il motivo per cui ho mandato a cacare tante persone in modo esplicito, sono stato esplicito soprattutto con le persone a cui tenevo perché paradossalmente per le altre ero già al corrente che non ne valesse la pena.
Ed A non è altro che una delle molteplici iterazioni in cui ho l'ennesima occasione di soccombere, giusto una in più e non altro.