Nella casa di vetro

lunedì, maggio 28, 2007

Qahte finge di non morire

Non crede di sapere come gli sia accaduto, in quale preciso istante la sua anima decise o meno di abbandonare il sue essere e degenerare insieme ad esso con una cadenza che non poteva essere confusa col normale decorso dello scibile umano.
Come i suoi organi ed i suoi istinti incessantemente cadevano i suoi precetti in un costante fluire che non incideva la sua memoria in un itinerario di perdizione.
Egli non avrebbe potuto scrivere la sua autobiografia a scandire le proprie tappe.
Eppure l'inesistenza sembrava ch'ei non volesse prenderlo.
Ed il suo tempo passava ogni ragione da rammarico a imitazione.
Così cominciò a mascherare la propria pelle e truccare le sue azioni.
Ciò che all'inizio determinava le sue faccende poi lui le vedeva continuare in sua assenza e la macabra coincidenza voleva che questo funzionasse, ghignante si torcevano i suoi intestini.
E ancora continuava la sua percezione dell'infinito come ogni cosa privata della sua dimensione.
Qahte non seppe mai quando egli effettivamente morì, non s'avvise del suo trapasso e se questo mai accadde ma fù dolce.

1 Comments:

At 29 maggio, 2007 00:13, Blogger Vinnie Scocciante said...

Un breve racconto di una coscienza labile

 

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