Nella casa di vetro

domenica, maggio 04, 2014

Sento la mancanza del sole

Chissà che non sia indispensabile un po' di tristezza in questa vita, sforzandomi di fornirne una giustificazione cerco nei suoi effetti piuttosto che nelle sue cause.
Una persona triste si lascia scivolare le contingenze addosso, guarda oltre ed attraverso gli sguardi altrui e si muove sotto effetto di un magnetismo innaturale.
La tristezza rivendica qualcosa, come fa anche la rabbia, ma è contraddistinta da una pacata e sommessa risolutezza, aspetto dovuto alla certezza che la causa dei propri mali non può trovare soluzione nel contesto attuale in cui ci si ritrova.
L'unico sollievo nell'essere tristi risiede nella mancata disillusione ed esternare la propria inquietudine disapprovando evidentemente l'ambiente circostante.
La tristezza non vorrebbe vedersi respingere una qualsiasi pallida opportunità di cambiamento mancando ai suoi appuntamenti, seppur casuali vaghi od evasivi, ma inesorabilmente dissolve tutte quelle attitudini avverse all'estensione dei propri mali; precede le frustrazioni e si colloca fra lo stato sublime della propria insoddisfazione e la totale resa e deposizione delle proprie armi.
Come nell'alimentazione di un culto, ci si serve di essa per non dimenticare e rendere pace all'oggetto che ci turba, protraendo così le sofferenze e l'agonia in nome della memoria.
Forse quindi la tristezza serve a farci rimanere noi stessi, finché il nostro io differirà da quello che stiamo provando, o a lasciarci credere che sia così.

Ma oramai il sole è sceso e non ho più motivo di preoccuparmene.