Nella casa di vetro

giovedì, maggio 16, 2019

È così brutto essere disinteressati?



A volte mi succede che coincidentalmente alcuni avvenimenti mi portano a pensare in un verso.
Adesso sta succedendo, me ne sono appena accorto, non so se riuscirò ad elencare tutti questi casi.
1) Mi rendo conto che molti momenti di sofferenza sono causati dall'interesse che ho per qualcosa/qualcuno. Non solo la mia sofferenza, a volte anche quella di questo qualcuno (J. ogni tanto ripenso che dovevo essere più delicato con te, forse).
2) Incolpo il mio interesse che non riesce ad accettare il disinteresse degli altri, se fossi disinteressato anche io non causerei situazioni complicate. G. so che hai paura di parlarmi perché sai che la tua esposizione ricadrebbe nel mio interesse e allora non sai cosa fare, non mi scrivi e peggiori la situazione. Non riesco a dirlo perché è fuori da quello che desidero ma sarebbe meglio se fossi in grado di fregarmene di te. In un certo senso non riuscendo a postporre il mio interesse dimostro egoismo, cioè attenzione solo ai miei bisogni e distrazione verso quelli altrui.
3) I lupi, questi ricorrenti casuali, mi chiedo cosa faccio io per essere diverso da un lupo (e cosa penserebbe un lupo della nostra cattiva opinione nei suoi riguardi), cioé cosa faccio io per aiutare gli altri e quanto è necessario identificare la cattiveria negli altri per giustificare la propria. Non so, purtroppo non posso che avere una opinione parziale di quanto mi riguarda.
4) Eppure riesco a fare male anche con il disinteresse, faccio male a me perché tendo a smettere di gioire e faccio male agli altri smettendo di preoccuparmi per loro. Eppure è così difficile preoccuparsi per gli altri quando ci si sente abbandonati, il distacco è necessario non solo perché si è effettivamente lontani ma perché la lontananza pesa tanto di più quanto si ricorda la vicinanza.
5) E poi arriva l'escapismo che ti ricorda che tutti i tuoi desideri sono inutili e creati ad arte per nascondere il tuo disagio sociale e allora ti chiedi se saresti quella brava persona che ti professi se la tua vita fosse soddisfacente. E ti chiedi se ti sia dovuto essere utile o se tu lo debba a te stesso, se l'utilità della tua soddisfazione sia indispensabile a renderti reale. E ti chiedi se giudicare così negativamente tutte quelle persone che a tuo dire sono fredde, e forse sono fredde solamente perché non gli interessi e forse il disinteresse dovresti ricambiarglielo per non fargli del male.

E tutte queste sono solo opinioni, neanche strettamente le mie:
My thoughts never spoken only the visions inside my head
the truth never broken within my silent words left unsaid.
Ma se tutto è una questione di chimica, se tutto deve essere funzionale al suo scopo, che senso ha sentirsi in colpa, cosa è un aborto se non un altro evento chimico? Non è tutto commisurabile alla nostra convenienza allora perché dovremmo preoccuparci?

Questa non è retorica, non voglio portare nessuno a delle conclusioni, vorrei avere io delle conclusioni che in qualche modo riescano a rendermi felice, ma così è tutto messo in discussione, anche la mia felicità, quello da cui deriva, se non sia altro che una illusione o mero istinto, se è leggittimo che io l'ambisca.

Eppure c'è qualcosa, qualche motivo per cui io adoro queste distrazioni, sono sicuro che ci sia qualcosa di buono dietro, l'ammissione della nostra imperfezione forse. Non penso che si possa mai costruire qualcosa di buono sopra una menzogna.

C'è ancora tempo per il giorno quando gli occhi si imbevono di pianto

E piangiamo, che senso ha?