Nella casa di vetro

lunedì, dicembre 14, 2020

perché dobbiamo sorridere

 


Mi sono sempre divertito a fare il contratto di quello che sarebbe stato considerato corretto, soprattutto se quello che avrei dovuto fare sfuggiva a spiegazioni logiche pressanti.

Col senno di poi devo dire che spesso quello che facevo non era gran che più assennato, ma forse era la mia protesta personale alla mancanza di presenza di spirito nelle decisioni.

Non fa niente, passano gli anni e non vedi comunque cambiamenti, dopo tante proteste, pretendere dagli altri quello che avrebbero dovuto essere per il bene comune lascia il suo tempo, se questo comportamento deve condurre solamente a disfatte e delusioni, tanto vale agire solo per la voglia di farlo, senza pretese né aspettative.

Capitoliamo, sono al letto aspettando lo scontro di domani, sono estremamente sereno, con gli anni ho maturato questa strana attitudine ad affrontare le cose più inevitabili con un sorriso.

Sono circondato da persone simpatiche per quanto io non capisca la maggior parte di quello che dicono.

Mi è stato fatto capire che la mia operazione potrebbe non essere semplice, ci sono possibilità di conseguenze più o meno gravi, dovrò fare una anestesia totale.

Il mio vecchio io mi dice, ridi e vai incontro al tuo destino, tanto è l'unica cosa che puoi fare, lascia perdere comportarti con grandi convenevoli, quello che succederà non cambierà.

 E lui ha ragione, sorrisi e simpatie finiranno nel momento in cui sarà tutto terminato.

D'altro canto, anche se è un ipotesi che non mi spaventa, se dovessi andartene, è così che vorresti farlo? In silenzio? Adesso lo sai, Flavio, che non hai paura della fine, ma è davvero quello che vuoi, lasciare che le cose proseguano così, nella loro indifferenza?

In fondo anche fare quello che andrebbe fatto è una cosa che puoi tenere nel tuo mazzo, anche questo partecipa alla tua sensazione di libertà.

Sono un po'triste in vero a doverlo fare così, segretamente, ma questo è parte della realtà, non esiste la giustizia quando si tratta di casualità.

Ammiro senza riserbo le persone che pregano, non credo possa fare differenza concreta ma è infinitamente meglio avere a che fare con persone piene di speranza che con le persone prive di ogni aspirazione e quindi alla fine anche pregare fa differenza, se è vero che, come credo, dipendiamo dalla bontà altrui.

Allora farò quello che va fatto, darò i saluti che devo dare, almeno i più importanti e poi, se anche le cose continueranno a proseguire imperterrite per la loro indifferente strada, io avrò provato a turbare il loro corso, e questo sarà il mio sorriso contro le avversità.

Alla fine io sorriderò anche se non ci sarà niente di cui gioire, lo farò perché sarà il mio modo per dire che, come vada, io non avrò dimenticato cosa è davvero importante.

Che sia una prova oppure semplicemente quello che casualmente deve finire come casualmente è iniziato, non mi importa, è così che l'ho affrontato.