Nella casa di vetro

mercoledì, giugno 12, 2019

Tornare al proprio posto

Forse dovrei una spiegazione agli altri, ma forse la dovrei più a me stesso, perché quello che in teoria sarebbe potuto sembrare un comportamento preso all'improvviso su due piedi in realtà era qualcosa di premeditato, pensato, immaginato un migliaio di volte nella mia testa ed è stato un comportamento che prima di tutti non ha rispettato me, perché così volevo.
Credete davvero sia così cattivo?


E invece avete una persona davanti che, per quanto consapevole di essere spacciata, sogna ancora ogni tanto di non dover dipendere dal rancore, di poter essere spensierata, di non dover malamente brutalizzare le vostre aspettative.
Sfortunatamente devo giocare contro di me, perché vedi C. , io sapevo che eri tornata, e sapevo che ci saremmo reincontrati e ti avevo visto da più lontano di quello che ho lasciato sembrare.
E vedi C., avrei voluto fermarmi e parlarti e lo stavo per fare, ma anche quello era lasciare che fuoriuscisse me stesso in una condizione a me non avversa.
Ma è tanto ovvio, è così evidente che io devo scontrarmi con qualsiasi realtà esistente per poter essere me stesso.
Perché io sono stupido, perché io non voglio lasciare la mia ingenuità, perché io devo colpirmi forte per sapere di poter ancora ascoltare il mio dolore.
Così come striature delle lame sulla pelle di un autolesionista, ti ho lasciato vedere quello che avresti voluto, quella persona che hai fatto bene ad allontanare.
Rimorso per la cattiveria non lo si può provare, è vero che io devo ascoltare più con il cuore? cosa vi aspettereste mai da me?