Nella casa di vetro

mercoledì, luglio 29, 2020

2° che cercate?


Questo capitolo parla di come nell'umanità si susseguono senza sosta tentativi di dare una spiegazione alla spiritualità.
Studiosi e dotti si sono affaticati nella produzione di testi complicati che invece di rinfrancare lo spirito (viene usato come sinonimo di anima?) lo sfiancano, scoraggiando e confondendo gli uomini semplici in cerca dei significati.
Ma la strada per raggiungere Dio (la spiritualità?) non dovrebbe essere essere tracciata dalla mente ma dovrebbe essere innata in noi.
Non è la mente, per sua stessa natura limitata, non omnicomprensiva, incapace di contemplare l'infinito (l'eterno caratteristica del divino) e concentrata invece sull'istante, sul particolare che in modo scientifico (cioè comprensibile dal cervello) ci potrà condurre al divino: i suoi significati gli sfuggiranno.
La "retta via" dovrebbe essere suggerita ai benintenzionati in modo semplice perché intimamente il nostro cuore già contiene i "valori più nobili e alti" in modo intuitivo, senza ulteriori artifici e travagli.
E quindi dovremmo essere rallegrati perché in realtà già conosciamo come dovremmo comportarci per essere nel giusto tenendoci a distanza dalla paura che ci impedirebbe di vivere nella realtà e facendoci dubitare di noi e del mondo.
Al contrario l'amore dovrebbe essere la motivazione che ci sospinge e quello che in realtà è la sostanza della spiritualità e che ci dovrebbe ricongiungere ad essa.

...

Allora devo essere sincero, ho avuto difficoltà a intendere questo testo e ancora adesso non sono sicuro di tutto quello che voglio dire.
Ho fatto fatica per varie ragioni:
(didascalia: *appunto -opinione tendenz negativa +opinione tendenz positiva)
* forse la mia mente è un po' impigrita e comunque distratta dai molteplici pensieri che ultimamente abitano dentro di me.
* Il linguaggio non è difficile ma i contenuti sono densi di significati, stratificati, ho dovuto leggere e rileggere per cogliere sempre più collegamenti fra le parole che mi erano sfuggiti.
* Quindi forse è vero che il suo significato sarebbe da leggerre solo in lingua originale dato che già dalla traduzione si evincono tante connessioni.
- Se dovessi fare degli appunti potrei dire un po' malvagiamente che anche questo testo è l'ennesimo tentativo umano di spiegare la spiritualità che l'autore disprezza all'inizio, però sarei davvero cattivo dato che sarebbe come lamentarsi se qualcuno esprime sensazioni avverse alla letteratura usando le lettere.
- Un altra cosa che potrei appuntare è che all'inizio A. dice che in ogni luogo profeti si propongono di diffondere improvvisamente una luce nuova condannando questa pretesa, e poi alla fine dice che se si seguirà il proprio cuore allora immediatamente il proprio spirito si innalzerà giubilando, e pure lì potrei dire "prima accusi gli altri di fare queste promesse che di soppiatto fai anche tu?", però anche qui onestamente dovrei dire che la promessa che fa lui è quella di non doversi fare fuorviare dalle cose che ci intristiscono e che bisogna rimanere "ottimisti" (scusate la parola semplice), quindi in fondo anche questo eccepimento dovrebbe decadere.
- Ne dovrei fare ancora un'altro riguardante l'amore, nel senso che anche ad amare profondamente non è detto che si riceva amore, ma qui praticamente tutti potrebbero contraddirmi dicendo che l'amore non è sempre quello che ci si aspetta, allora mi fermo così per evitare soggettivismi (mi fermo ma non demordo)
+ Però allo stesso tempo mi sento d'accordo con alcune affermazioni o alcune cose assomigliano a miei pensieri passati.
Per esempio quando dice che in teoria il nostro cuore sa già dove dobbiamo andare e che dobbiamo solo ascoltarlo perché in presenza di buone intenzioni sono già presenti in noi i valori più nobili e alti senza bisogno di complicati studi.
Io in passato ho detto che in realtà ognuno di noi sa sempre cosa è la cosa più giusta da fare ma poi per qualche ragione non può sempre farla.
Col tempo ho cambiato un po' idea perché mi è successo di non sentire più cosa fosse la cosa più giusta da fare, ma non so se questo è perché con gli anni ho acquisito insicurezza e perso purezza come l'autore sottolinea, oppure perché invece sono diventato più cauto nel tentativo di lasciare che gli altri si esprimano come vorrei che lasciassero fare a me (nel tentativo quindi di lasciare il campo libero).
Comunque rimane che questa è una cosa che diverse volte ha solcato la mia mente e che A. ha dato anche una spiegazione a questo sentimento che invece io non avevo mai dato, non avevo mai detto perché tutti sentissero intimamente quale fosse la decisione giusta.
E adesso non mi va di dire che tutti lo sanno per una questione di condizionamenti inconsapevoli, oppure perché peccano di arroganza, no, non voglio essere così pessimista e negativo.
+ E vorrei aggiungere una cosa che l'autore non ha esplicitato nel capitolo ma che a me sembra completamente chiara e conseguente, il motivo per cui la scienza ha sempre ammesso l'esistenza di questa "potenza incomprensibile" che però non riesce a spiegare con il cervello non è una affermazione audace e senza fondamento dell'autore solo per fare funzionare la sua logica. A parte gli esperimenti documentati che sono stati fatti per vedere se lo spirito esistesse, il motivo per cui la scienza o meglio le persone danno per scontato che questo esiste è la ricerca spirituale stessa che caratterizza l'umanità, non si cercano cose che si pensa non esistano.
- Voglio dire che però, per quanto magari incompleto e incapace il cervello è lo stesso organo che l'autore sta usando per comunicare i suoi pensieri. Quindi direi che è sacrosanto e davvero lodevole prendere le distanze dai sofismi inutili, ma allo stesso tempo bisogna riconoscere che in mancanza di meglio (o fino a quando qualcosa di meglio non lo si avrà), non bisogna disdegnare troppo il lavoro della mente, per quanto incompleto essa fa quello che può e gli va riconosciuta la sua dignità.
+ In difesa dell'autore però dico che lui dice che il cervello è atto a tenere in ordine le idee istintive suggeriteci interiormente anche se non è atto alla direzione. Allora io ho sempre distinto anima, spirito e mente per mia propensione e anche io ho sempre pensato che il cervello non è fatto per darci le motivazioni, il cervello è un'instancabile lavoratore che ci serve al suo meglio, che ha buona fede, ma che è cieco. Dovremmo volergli bene per quello e capirlo quando ci fa sbagliare mentre prova a farci fare la cosa giusta pur non conoscendo la direzione.
* e poi voglio dire che alcune persone confondono la direzione data dalla mente da quella data del cuore e che io a volte lo faccio però mi sembra sempre di sapere chi è chi, ma forse è solo una suggestione.
* il testo è neutrale sul tipo di religione, comunque l'autore sembra citare spesso concetti cristiani

Sono sicuro che ci sono tanti altri pensieri che mi sono venuti in mente mentre leggevo ma ora non me li ricordo.
Questa lettura comunque già si prospetta come molto introspettiva.

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