Nella casa di vetro

mercoledì, gennaio 30, 2013

Rilevare le motivazioni delle mie indoli

Piccolo post senza capo ne coda, mi serve per chiarire il perché di alcune mie ultime decisioni.
Ho chiuso alcuni contatti in seguito ad un accadimento non direttamente correlato, perché?
In primo luogo per dar sfogo alla rabbia, la mia solita malcelata.
In secondo luogo forse è scattata in me la voglia di togliere il superfluo per dare più spazio ai momenti significativi.
È vero, in questa vita tutto è importante, anche quello che non sospettiamo, questo non toglie che lo siano in principalmente tutte quelle cose che noi riteniamo tali, e ci vuole tempo per farle emergere.
Insomma forse ho cercato un gesto che simbolizzasse (a me più che agli altri) la decisione di estraniare quelle azioni che palesemente non mi portavano a nulla.
Detto, fatto; chissà dove andrò a finire.

venerdì, gennaio 18, 2013

Decisioni

sottotitolo: "indecisione nel scegliere il titolo"

A.s. appropox la colonna sonora:




Cio che ai nostri occhi rende reale una situazione non corrisponde a quanto essa effettivamente reale sia.
Tutto quello che ci circonda è in egual modo reale, anche il prodotto di una finzione fa parte a pieno rispetto della realtà, che nella sua singolare essenza, non quella che si vuole lasciar credere ma proprio quella che è per le sue proprie motivazioni, si relega ad una coscienza naturale.
Chiarito questo ciò che ci rimanda alla sensazione che ciò che ci circonda è reale dipende da quanto noi crediamo in quello che sta accadendo, che riletto in chiave sociale può voler significare quanto ci sembra che gli altri credano in ciò che avviene e quindi in ciò che fanno per farlo avvenire o meno.
Voglio essere un poco meno astratto del solito, mi è successo come tutti i giorni mi accade, di osservare, estraniato momentaneamente dal ruolo del partecipante (ahimè questa è diventata una mia pratica abitudinale), e di considerare la concretezza dalle parti interpretate o meglio dei ruoli ricoperti dalle persone nell'ambito in cui questi esercitavano per scelta o loro malgrado.
Solitamente si ha un immagine almeno ideale di quello che qualcuno dovrebbe volere e quindi attuare: un musicista dovrebbe impegnarsi nel suonare, un corridore nel correre, un insegnante nell'insegnare, un amico dovrebbe esserti interessato e chi ti detesta determinato nel contrastarti.
Questo è un semplice meccanismo di sopravvivenza, saper interpretare qual'è la causa e l'effetto delle cose per poter intervenire correttamente intenti a soddisfare i nostri personali voleri.
Credo di stare descrivendo un sentimento comune quando dico che molte volte ci si ritrova di fronte ad una situazione in cui chi ci circonda male impersona il proprio ruolo.
Basti semplicemente pensare alle persone che sembrano non aver voglia di fare ciò che stanno facendo, il meccanico che non ti vuole aggiustare la macchina, qualcuno che fuma avidamente prima di un colloquio, due amanti che convivono freddamente.
È giusto sottolineare che questo modo ambiguo di comportarsi si realizza più facilmente quando ci si può permettere di non essere troppo incisivi nelle proprie azioni, di non dover dare il massimo per portarle a compimento e che questo compimento non sia necessario alla nostra sopravvivenza (questo lo dico solo perché potrebbe essere la spiegazione del motivo per cui i momenti del bisogno sono caratterizzati da sensazioni più vivide).
Trovarsi in una situazione in cui tutte le persone che ti sono affianco soffrono di questa accentuata indigestione fa si che, oltre a rendere più difficile il compimento degli obbiettivi, il proprio senso delle cose ci suggerirà che l'andamento generale è manchevole di concretezza e volere dell'ottenimento.
Se, nel caso in cui si faccia malauguratamente la parte di un individuo determinato finito in una situazione simile, ciò che facilmente potrebbe accadere sarebbe la classica sensazione di "perdita delle speranze"*.
Ma secondo il mio parere, vivere malvolentieri tutte le circostanze che ci riguardano, non fa altro che andare ad alimentare l'apatia ed il pessimismo che potrebbero descrivere la nostra personalità.
Per questo alle volte, quando possibile, per incentivare la ragione di vita comune, sarebbe più il caso di rifiutarsi di fare ciò di cui non abbiamo voglia invece di accettarlo sommessamente, e se proprio dobbiamo agire di malavoglia sarebbe il caso di farlo presente sempre perché gli altri ci vedano ricoprire il nostro ruolo nel pieno delle nostre facoltà attuali :)
Malgrado questo non riesco molto spesso a distinguere il mio atteggiamento fra uno in grado di ritornare agli altri il desiderio di essere ciò che sto vivendo e uno che demoralizzi per l'inettitudine dimostrata al voler essere partecipi.
In sostanza voglio dire che bisognerebbe dimostrare un po' più di determinazione per far si che si alimenti l'idea generale di realtà concreta.
Bisognerebbe credere per far credere anche gli altri, ammalarsi un poco di quella ostinazione che descrive agli occhi dei "giovani" alcuni "adulti".
O meglio dei suoi connotati positivi, non tanto della della testardaggine in se (cioè l'incapacità di rivalutare le situazioni in chiave diversa) ma della voglia di portare a termine un proprio volere.




Ogni qualvolta che scrivo un testo del genere, che probabilmente ha un sapore di inconcludenza, c'è qualche motivo per cui lo scrivo, qualcosa che mi ha spinto a ragionare e che poi la noia mi ha spinto a scrivere (insieme ad un piccolo spirito di antagonismo nel tentativo di contrastare la fatalità e la pigrizia).
Solitamente generalizzo e uso uno stile impersonale di scrivere perché nella realtà mi preme che non si scoprano le mie più intime motivazioni perché temo il giudizio negativo degli altri di quelle che io ho già deciso essere mie caratteristiche inadeguate e di cui provo vergogna.
Probabilmente è un meccanismo del tutto naturale quello di nascondere le proprie inadempienze e mostrare solo i lati che si pensano positivi, tuttavia questo, nei casi più gravi, tende ad isolarci.
Non poter esprimere appieno le proprie note dolenti rende una sensazione di incorrispondenza (e quindi inadeguatezza) ed inoltre se si riesce anche bene a falsificare le cose ci si potrebbe sentire come qualcuno costretto ad interpretare quello che non è per piacere alle persone.
Per carità questi sono tutti problemi personali, evidentemente ci possono essere altri modi di confrontarsi con la vita sociale, magari instillare la fiducia in se nelle altre persone potrebbe di fatto fungere come leva, spronando i propri intenti, e non ci sarebbe niente di male in tutto questo (se io fossi fatto così). Alcuni conoscenti mi danno questa idea di loro e sono persone apprezzabili su molti punti di vista.

È forse un po' questo il motivo per cui ho deciso di inizia(lizza)re questo blog, per cominciare ad invertire questo mio modo di agire.
Certo forse non è un mezzo idoneo, è impersonale, non ci sono grossi collegamenti con me, però forse queste sono le condizioni per cui io possa sbloccare un poco la situazione che è venuta a crearsi.
Sembrerà assurdo ma per me ha un peso enorme dover ammettere alcuni miei particolari pure in vece anonima, forse dovrei fare un altro blog in cui non c'è proprio nessun collegamento a me stesso e dichiarare tutto apertamente in atteggiamento puramente suicida, oppure crare un diario personale, non è un idea nuova ma la mia paura che così sarei intelletto sarebbe troppo forte.

Adesso ad esempio ho evitato di specificare il motivo preciso che  mi ha fatto ronzare i pensieri che hanno animato questi scritti, mi sono limitato ad un "mi è successo di ritrovarmi in una situazione simile..." ma la situazione oltre a potersi descrivere in modo più specifico ha dei peccatori ben distinti.
Questa situazione vede partecipi persone che frequento ed alcune a cui credo di voler bene, magari un bene passeggero (distaccato come mi vedo essere) ma di cui voglio alimentare le speranze.
Credo di descrivere una conoscenza comune quando dico che è doloroso disattendere o non elevare la passione che può provare una persona nel vivere la propria vita, l'incapacità di dare una conferma positiva agli intenti delle persone che vorremmo al nostro fianco.
Ed è questo uno dei miei più grandi dolori, dovermi rendere un fuggitivo quando il mio più grosso desiderio sarebbe vivere nella realizzazione dei miei sogni e di quelli degli altri senza nessun interruzione del senso di continuità.




*Mi fa ridere pensare ad una frase che ieri mi ha detto un amico in cui si dispiaceva nel non poter partecipare ad un evento in cui era palese che nessuno volesse impersonare i ruoli di chi doveva portare a termine gli obiettivi di quella circostanza. Il mio amico asseriva che in questi casi, se proprio tutti non vogliono fare ciò che andrebbe fatto, quello che sarebbe successo è che si sarebbe prodotto tutt'un altro risultato, mi viene da pensare alla creazione di un nuovo motivo in cui tutti erano accomunati da un ritrovato ardore.

sabato, gennaio 05, 2013

Mestizia

Vivo nel passato, muoio nel presente ed inevitabilmente mi privo di qualsiasi futuro.