Nella casa di vetro

mercoledì, dicembre 23, 2020

questione di disuguaglianza

Questa mia modestia non mi ha portato a niente.

La verità è che troppe volte non pretendo dalle persone quello che io stesso mi sentirei in dovere di fare e, anche se lo so che non posso pretenderlo anche in caso fosse legittimo (senza imbarcarmi in questioni di autodeterminazione), mi sto mangiando con un boccone la possibilità che gli altri gradiscano la mia iniziativa.

Ho sempre chiesto un milione di volte le cose per assicurarmi che a loro piacesse l'idea e perché penso che una persona felice di fare una cosa è una persona che la vuole ripetere più facilmente, ma la (triste) verità è che spesso le persone preferiscono un trattamento più incondizionato, caparbio, determinato, risoluto... rude. Non lo so davvero quale sia il motivo ma volendo essere negativi immagino che un trattamento rude giustifichi una risposta altrettanto diretta e quindi permetta ad alcuni di sentirsi più liberi di comportarsi come vogliono (senza dovere riguardo), volendo essere più generici invece potrei pensare che alcuni percepiscano una perdita di tempo in tanta cortesia e che quindi si annoino come se tutto fosse inconcludente (e questo non è proprio buono perché vuol dire che ci potrebbero essere una discrezionalità personale...).

Ad ogni modo devo diventare più arrogante al costo di perdere quell'umanità su cui mi ero dibattuto, perché sto perdendo quelle persone che forse potrebbero amarmi anche se in questo modo.


sabato, dicembre 19, 2020

Ma qahte è già morto



Ha combattuto contro la sua estinzione sperando che un giorno avrebbe potuto contrastare la sua disfatta e comunque ogni giorno un pezzo di lui andava perso.

Era arrivato a non riconoscersi più tale era il suo stato di alienazione, così adulterata la sua essenza.

Il disprezzo per quello che lo allietava lo aveva spinto a chiedersi il perché di quello che faceva fino a non trovarci più senso alcuno e non per questo trovandone di più in tutto il resto.

Avrebbe dovuto cambiare ma non ci riusciva, cambiare paradigma per ritrovare lo scopo nelle proprie azioni era probabilmente una causa persa, una battaglia persa in partenza perché non avendo motivo di perseguire le stesse azioni che gli erano spontanee non avrebbe trovato una motivazione in quelle che invece gli erano artificiali.

Tutto questo nella ricerca, non è riuscito a risparmiarsi ma lui è già morto.

Questo piccolo particolare da cui lui aveva sempre cercato di prendere le distanze, non c'è più niente di vivo a cui lui potrebbe ambire in se stesso.

E allora l'unico spazio che gli rimane è la metamorfosi, il mucchio di azioni vuote si è rivelato per quello che era, azioni senza senso in mancanza della presenza spirituale, perché così sono tutte le azioni, non c'è ne è una più nobile di un'altra semplicemente per propria natura.

Allora tutto quello che Qahte non riusciva ad adempiere non era meno merda del resto, poiché anch'esso era perso nel principio, tutto quello che lo ha distrutto e vanificato i suoi sforzi si è rivelato per quello che era, usato non per più nobili principi.

È Qahte non può che essere nella posizione di doverlo comprendere perché può ora agire solo come un essere già morto, cioè come qualcuno che non può più sperare di salvarsi.

E allora Qahte non conserverà più se stesso e non conserverà più gli altri nelle loro pretese di giustizia perché egli ha capito che non c'è niente di giusto che contempli la distruzione dell'altro io.

Qahte offrirà se stesso alla nuova metamorfosi, non più ragione, non più concretezza e sostanza, egli non renderà più conto a nessuno, ci sarà solo spirito e non la giustizia.

Nessun baratto, non può essere imposto niente a qualcuno che è già morto, nessun ricatto, tu sei lo spirito, agisci solo perché vuoi farlo e non per compiacere nessuno.

Non più veleno nascosto dietro false morali, non più pretese di giudicare come banale quello cui non ci si sforza di capire cercando di riconoscere la realtà altrui, non più disconoscimento.

Le ambizioni che hanno cercato di sostituirsi alle tue non erano meglio ma anzi sono peggio per la loro stessa ipocrisia di considerarsi migliori, in un completo "disrispetto" dell'umiltà.

Fanculo al perché, tu sei quello che fai e fai quello che ti senti. Così si chiude la questione, se qualcuno lo ritiene sbagliato deve bruciare all'inferno con tutta la sua vanità.


martedì, dicembre 15, 2020

 


lunedì, dicembre 14, 2020

perché dobbiamo sorridere

 


Mi sono sempre divertito a fare il contratto di quello che sarebbe stato considerato corretto, soprattutto se quello che avrei dovuto fare sfuggiva a spiegazioni logiche pressanti.

Col senno di poi devo dire che spesso quello che facevo non era gran che più assennato, ma forse era la mia protesta personale alla mancanza di presenza di spirito nelle decisioni.

Non fa niente, passano gli anni e non vedi comunque cambiamenti, dopo tante proteste, pretendere dagli altri quello che avrebbero dovuto essere per il bene comune lascia il suo tempo, se questo comportamento deve condurre solamente a disfatte e delusioni, tanto vale agire solo per la voglia di farlo, senza pretese né aspettative.

Capitoliamo, sono al letto aspettando lo scontro di domani, sono estremamente sereno, con gli anni ho maturato questa strana attitudine ad affrontare le cose più inevitabili con un sorriso.

Sono circondato da persone simpatiche per quanto io non capisca la maggior parte di quello che dicono.

Mi è stato fatto capire che la mia operazione potrebbe non essere semplice, ci sono possibilità di conseguenze più o meno gravi, dovrò fare una anestesia totale.

Il mio vecchio io mi dice, ridi e vai incontro al tuo destino, tanto è l'unica cosa che puoi fare, lascia perdere comportarti con grandi convenevoli, quello che succederà non cambierà.

 E lui ha ragione, sorrisi e simpatie finiranno nel momento in cui sarà tutto terminato.

D'altro canto, anche se è un ipotesi che non mi spaventa, se dovessi andartene, è così che vorresti farlo? In silenzio? Adesso lo sai, Flavio, che non hai paura della fine, ma è davvero quello che vuoi, lasciare che le cose proseguano così, nella loro indifferenza?

In fondo anche fare quello che andrebbe fatto è una cosa che puoi tenere nel tuo mazzo, anche questo partecipa alla tua sensazione di libertà.

Sono un po'triste in vero a doverlo fare così, segretamente, ma questo è parte della realtà, non esiste la giustizia quando si tratta di casualità.

Ammiro senza riserbo le persone che pregano, non credo possa fare differenza concreta ma è infinitamente meglio avere a che fare con persone piene di speranza che con le persone prive di ogni aspirazione e quindi alla fine anche pregare fa differenza, se è vero che, come credo, dipendiamo dalla bontà altrui.

Allora farò quello che va fatto, darò i saluti che devo dare, almeno i più importanti e poi, se anche le cose continueranno a proseguire imperterrite per la loro indifferente strada, io avrò provato a turbare il loro corso, e questo sarà il mio sorriso contro le avversità.

Alla fine io sorriderò anche se non ci sarà niente di cui gioire, lo farò perché sarà il mio modo per dire che, come vada, io non avrò dimenticato cosa è davvero importante.

Che sia una prova oppure semplicemente quello che casualmente deve finire come casualmente è iniziato, non mi importa, è così che l'ho affrontato.



martedì, dicembre 08, 2020

Tutta la rabbia del mondo non vale una goccia delle tue lacrime

 


lunedì, dicembre 07, 2020

umanità perduta

Sembrerà strano che di tutte le cose importanti che potrei scrivere ora (oppure occuparmi che si preferisca) ho deciso di parlare proprio di questa. Il perché è che trovo inutile un'analisi microscopica delle cause del mio malessere, in fondo sono solamente io, crudelmente possiedo la coscienza dell'individuo che ha tratto il dado sbagliato, ma questo è anche casuale, ciò che mi solleva dalla identità della vittima è la possibilità di guardare attraverso quello che succede, aldilà dei miei personalismi.

Posso affermare e voglio farlo che noi esseri umani siamo totalmente indifesi di fronte alla mancanza dei principi che con forza e risolutezza stanno sempre più venendo meno, tirati giù orgogliosamente in nome di un'emancipazione non si sa bene da che cosa.

Siamo il prodotto dell'insofferenza del nostro passato, non per questo ci stiamo dirigendo verso una soluzione, all'oppressione rispondiamo con l'irrazionalità, ma perché aspettarci un cambio di rotta da chi poteva comportarsi bene quando ce ne erano già tutti i presupposti? 

I nostri problemi sono quindi di scarsa entità, vorrei dire più correttamente, di piccola dimensione ma enormemente ingranditi dalla complessità che gli costruiamo attorno nella ricerca di dare un senso alle cose.

"Perché le cose devono avere un senso" che le renda idonee a giustificare anche noi.  Siamo all'interno di un sistema, se il sistema non funziona, noi siamo parte della disfunzione.

Rei della nostra inesistenza.

Ma non lo so se possiamo davvero costruire qualcosa di diverso dalle stesse macerie che abbiamo disseninato. Possiamo forse sì, costruire di nuovo rassicurati dalla ingenuità della tabula rasa che abbiamo procurato ma non sarà qualcosa di nuovo, sarà qualcosa di nuovamente ingenuo.

Non voglio dire che non dobbiamo combattere ma che le ostilità alla fine ci riporteranno da dove siamo partiti, e in un nuovo ciclo alla fine ci riprodurremo, nella speranza di superare i nostri ostacoli alla successiva iterazione.

E quindi siamo ottenebrati dalla furia cieca, che c'è la fa prendere con la morale perché ci sentiamo sempre traditi dall'ingiustizia, allora non è giusto che gli altri abbiano avuto affetti familiari e tu no, non è giusto che gli altri abbiano avuto un appoggio e tu no, non è giusto che gli altri non abbiano avuto un etica nei tuoi riguardi, non è giusto che tu debba rimanere sempre solo quando sai che lo scopo della tua vita è trovare un'affinità con gli altri, non è giusto che gli altri possono correre e tu no, non è giusto che il tuo modo non arrogante di porti ti faccia solo sembrare una preda semplice, non è giusto che quando cerchi di ridare importanza alle cose semplici tu venga preso con uno sberleffo dal primo sofista del cavolo e non è giusto che gli altri pensino alla tua speranza come un luogo comune... Ma tutto questo non ci da una vera ragione per essere cinici, diavolo io odio tutti questi scompensi e non so se sia possibile immaginare come mi sento da chi non ha provato lo stesso senso di impotenza e depressione ma questo non mi costringe a venire meno alle cose che ho creduto, siamo noi che rendiamo le cose giuste o sbagliate, sono le nostre azioni.

Ed è quello che vedo, tanta reticenza, non fa niente se tanto io alla fine morirò, prima o dopo avrei dovuto farlo, ma l'avrò fatto con il sincero dubbio di non aver potuto esprimere quello per cui tanti prima di me sono morti e alla fine hanno taciuto.  È questo quello che abbiamo perduto? Io sto male, non per le stagioni, non per i vaccini, non per la costruzione, non per la vicinanza, non per l'opportunismo, non per l'egoismo e il menefreghismo... Sto male per la mancanza di amore, che non è per me ma così ne consegue.





mercoledì, dicembre 02, 2020