Nella casa di vetro

domenica, novembre 29, 2020

Le tue lacrime sul mio collo

 


lunedì, novembre 16, 2020

 

 

Sai Iris, ho capito una cosa, è questa te la dirò mercoledì, tu hai preso una decisione, l'hai eseguita in modo leggero e affabile e non poteva che essere così come dicevi, nessuna alternativa.
Sei stata totalmente risoluta nella tua decisione, hai posto il rispetto prima dei sentimenti e io sono rimasto senza nessuna possibilità di invertire questo corso, perché l'amore è l'antitesi della costrizione, non può esserci amore dove non c'è spontaneità, tu non potresti amarmi se io ti forzassi e se tu fossi forzata ad amarmi non sarebbe amore e io non potrei amarti.
Questa è una situazione irrisolvibile da parte di chi desidera l'amore e io come al solito sono andato in tilt, e, beh non sono riuscito a risolvere la questione diversamente anche se l'idea di dover continuare la mia triste vita senza la tua presenza è un inferno per me.
E ne ho dovuto prendere atto, non ho la possibilità di farti cambiare idea, ma dato che non riesco a vivere con questa idea e non riesco neanche a morirci, allora tutto quello che potrò fare sarà continuare a sperare.
Non so se ce la farò ma non posso concepire la mia vita senza speranza, ci penso e mi viene di nuovo da piangere, Iris, tu sei stata risoluta nel separarci, io sarò altrettanto risoluto nel credere che potremo tornare assieme.
Non lo farò in modo oppressivo, ma agirò con la tua stessa attitudine, agirò come se questo dovesse accadere anche se non accadrà mai, perché non posso fare altrimenti.
Non cercherò di indispettirti, non agirò per vendetta ma dovrai essere cosciente della mia volontà come tu mi hai reso cosciente della tua, le nostre volontà sono innegabili, la tua non è negabile, la mia altrettanto e non vale di meno perché è mia, non è una misurazione di forza, ma così è la realtà, che dietro una volontà ci sia il mio nome o quello di un altro, rimane sempre una volontà uguale a tutte le altre.
Questo mi rimane di che vivere, vorrei dirti che non è così è sei solo una piccola immagine di un grande quadro, ma la triste verità è che tu sei il mio significato, tu perché Iris, e tu perché hai ricoperto il ruolo di un amante che avrebbe potuto davvero condividere quello che abbiamo dentro e non un semplice ripiego contro la solitudine.
Quindi iris, non ho scelta alcuna, userò dei modi cortesi ma ti tratterò con onestà, e tu dovrai accettare il fatto che io non ho rinunciato a te e che se sei davvero stata onesta con me come più volte hai asserito, allora non potrai trattarmi come un pazzo o qualcuno che pretende qualcosa di impossibile.
E non lo dico per cattiveria, ma la correttezza è stata il tuo scudo, al punto che pur vedendomi tramortito hai potuto dire di essere felice per me, come se qualcosa di più importante perché più giusto mi sarebbe venuto incontro.
Lasciami dire che io non ci credo, che per me ho perso la cosa più importante che io stavo cercando, ma ho fatto appello alla tua onestà e alla fine mi hai detto che sono ancora nel tuo cuore, che un giorno potresti sperare che torneremo insieme.
Questo è tutto quello che ho, sarò disposto a metterti in discussione sulla tua onestà anche se è scorretto, anche se è un comportamento che mi indigna, ma la mia volontà deve essere al pari della tua perché questo è giusto, perché se è la libertà che hai voluto per me, allora non posso essere meno libero di scegliere per mia volontà perché non sarebbe giusto.

Io ti amo Iris, e te lo farò ricordare, ti farò ricordare che anche dietro tutta la tua freddezza, dietro i tuoi occhi secchi, c'è un cuore, e che questo cuore ha bisogno di una persona che lo mette al primo posto perché tutto il resto è di poco conto, fatico a trovare le parole, ma cosa sarebbe se io diventassi un maestro con la lingua se non avessi il tuo cuore? cosa sarebbe se diventassi un maestro costruttore se non avessi il tuo cuore? cosa sarebbe se diventassi ricco e facoltoso se non avessi il tuo cuore?
Puoi dire che potrò fare del bene, puoi dire che potrò fare cose belle e interessanti, puoi dire che non perderei la dignità, ma sentirei sempre la mancanza di una persona che mi ama sopra ogni cosa, di una persona a cui potrò riferire il mio sguardo, a cui potrò dire tutto quello che passa dentro di me e una persona che non avrà paura di fare altrettanto.
Iris, io ti riconquisterò, non ho altra scelta.

mercoledì, novembre 11, 2020

Pavidi... (le ragioni della mia dipartita)

 RICORDI DI UNA MEMORIA FRAGILE
Oggi qualcuno ha visto un lampo, e con puntuale ritardo arriva anche il tuono che mi ha fatto svegliare (se così si può dire) nel cuore della notte.
Mi sono svegliato non ricordandomi neanche chi ero, dov'ero e cosa era importante ricordare. La mia dimenticanza è così efficiente nel cancellere le cose spiacevoli che stava per rimuovere anche il ricordo di me stesso, ma forse non è da tutti parlare di "cancellarmi" come se fosse sgradevole.
Pian piano ho ricordato che ero nel mio letto, che il giorno prima era accaduto qualcosa e che quello che dovevo ricordare non era che dovevo dire qualcosa a qualcuno, poi ho ricordato che qualcuno c'era di importante e ho ricordato chi era, poi ho ricordato che qualcosa di brutto era accaduto e che questa persona l'avevo persa, poi ho ricordato che a questa persona non potevo più parlare perché ero stato io a scacciarla.
E poi ho iniziato a ricordare perché è successo...
DATETIME: EUTE, JEDEN DINNSTAG, IL NOSTRO GIORNO
Ti ho chiesto se volevi veramente venire perché ero riluttante all'idea di averti ancora una volta vicino a me contro voglia. Inutile dirti che, se anche tu consideri nobile onorare gli impegni che hai preso con te/altri io considero sgradevole avere vicino qualcuno che sta con me solamente perché è necessario ma non perché si aggrada della mia presenza. È sicuramente per questa ragione che sono stato e divenuto superficiale sulle cose che ci concernono, per evitare la sensazione pesante di stare facendo qualcosa in favore della nausea, a tal punto leggero nell'esaminare le cose che ci riguardano da leggere solo l'ora del tuo arrivo ma totalmente omettere il luogo. Non impiegare quel tempo è stato di fatto un mio errore, grossolano ma dettato dalla voglia di deconcentrarmi su quello che è spiacevole della nostra relazione, una fuga dalle brutte intenzioni. Per questo ti ho chiesto scusa è ti ho ammesso il mio maldestro.
LA RAZIONALITÀ CHE CI CARATTERIZZA
Ti ho chiesto di non correre, ti ho spiegato che se non ti avessi seguita ti avrei comunicato la mia volontà di lasciarti sola a te stessa, ti ho spiegato che se ti avessi corso dietro il messaggio trasmesso sarebbe stato un altra volta la mia accettazione remissiva a quello che stava accadendo, una cosa spiacevole per entrambi (solo qualche giorno prima ti avevo detto come mi ero sentito più reattivo dopo il tuo ennesimo funesto buongiorno mattutino e sembrava che tu stessi approvando questo carattere anche se io l'avevo denigrato a tal punto da convincerti). Ma ho continuato a seguirti perché non avevi decellerato, stavo facendo una cosa dichiaratamente sbagliata anche se per te non lo era, così presa com'eri dalla furia. Non rispettare la mia razionalità stava così facendo sentire pesanti i miei passi dietro di te e così anche i miei vestiti. Mi sentivo soffocare e l'unica cosa che potevo fare per bloccare questa brutta sensazione evitando anche di  bloccarti era rimuovere la razionalità rimuovendo anche i vestiti, nulla importava del freddo, dei passanti, dei miei averi lasciati incustoditi, noi prima di tutto. Allo stesso tempo i passi pesanti mi facevano decellerare, fermarmi a riflettere e poi di nuovo recuperarti in disappunto per l'affannosa aritmia, alla fine l'unica cosa che ho potuto fare per evitare di correrti dietro o lasciarti andare era precederti. Ti ho superata per questa ragione e poi subito dopo ho cominciato a correre all'impazzata per staccarmi anche da quella realtà che mi voleva forzatamente così crudele e lontano dalla mia natura. Volevo irrazionalmente scappare in lacrime.
Mentre scappavo ho sentito il tipico suono "tsch!" che produci quando vuoi azzitire qualcuno ma non so a chi fosse diretto.
Ti ho dopo spiegato che correre in questo modo invece che essere un modo per andare insieme nella stessa direzione era come rincorrerti, ancora con la brutta sensazione che questo fosse contro la tua volontà.
Quando mi hai detto che quello che facevo era irrazionale io ti ho accusata dicendoti che era quello che tu volevi perché io ti avrei solo chiesto di camminare più lentamente, di usare quel tempo che avevamo per stare "insieme" anche nel momento triste ma così non è stato e ti ho detto poi che non volevo più essere razionale perché avevo sentito che questa era una parte che non volevo più interpretare, essere esplicitamente razionale dichiarando il perché delle mie azioni, arrivando a dirti persino che mi ero posto volutamente per la prima volta in contrasto con te, solo per vedere i miei sforzi mortificati e disconosciuti, non era razionale cercare di mantenere la pace fra noi due? non voglio dunque più essere razionale se così devo soccombere.
VICINI AD UN BIVIO
Placato dal debito di fiato e dal ginocchio maldolente, avevo ripreso a cammnimare velocemente fino ad arrivare ad una biforcazione del sentiero. A destra una strada più larga e ben battuta e rassicurante, di certo la via che si sarebbe intrapresa come cammino più ovvio per lasciar intendere dove si sarebbe andati. A sinistra un passaggio che sembrava non voler portare su niente. Potevo fermarmi e aspettarti ma poi ho pensato che così sarei stato implicitamente accondiscendente alla furia della rincorsa, fermandomi persino a chiederti dove, p-r l'-m-r- d- d-o, volevi continuare.
Allora nella più totale espressione di dissenso sono andato a sinistra e mi sono seduto su un mezzo tronco sotto un traliccio a riflettere: ti avevo lasciato sola correndo via come avevi fatto con me, da un certo lato mi piaceva l'idea di averti fatto assaporare quel mio disgusto se questo te lo avrebbe fatto relazionare a quello che facevi assaporare a me ogni volta con questi gesti. Poi ho pensato "forse capirà che ho scelto la strada dove non può trovarmi perché è quella dove potremmo finalmente ritrovarci aldilà di tutto" ma questo era irreale, ero stato troppo efficiente nel depistare le mie tracce (innato è sfortunatamente in me il senso del male).
Allora ho pensato che non volevo più partecipare, stavo odiando quel momento di inconsulsa incomprensione reciproca e ho pensato che oramai era passato abbastanza tempo da tornare indietro passando alle tue spalle.
Avevo però sottovalutato la mia animosità nel muovermi o forse il tuo prematuro rallentamento magari provocato dall'osservazione del mio nuovo moto nervoso. Fatto è che davanti ai miei occhi si parava lo spettacolo del tuo cammino incerto mentre calavi lentamente i tuoi passi. La tua immagine di profilo veniva interrotta dagli alberi che si frammezzavano verso tua direzione, era come assistere al surreale spostamento di una celeste goccia d'acqua fra il verde luminescente del fogliame.
Ti vedevo passare, tu rivolta a sinistra che non mi vedevi, fra di noi solo una radura di rami spezzati che comunicavano la mia direzione.
Mi stava venendo di nuovo da piangere, perché proprio noi che avevamo scelto di volerci bene!? Allora cambiai idea e ti venni incontro. Ti ho vista cogitante, volevi farmi vedere che eri decisa a continuare ma come aprivo bocca i tuoi passi rimanevano sul posto. E il tuo viso sparuto... quanta pena ho sentito per te! perché così tanto dolore? perché avevo dovuto affliggere così la tua sicurezza? perché proprio io che mai avrei voluto? ma sentivo che quello era un punto cruciale, che dovevo dirti una cosa importante perché tu la capissi al costo di suscitare ancora una volta le tue ire. Dovevo dirti che era importante che anche tu mi seguissi invece di lasciarmi ogni volta inesorabilmente indietro, ti ho chiesto se mi avresti aspettato e tu mi risposi che l'avresti fatto solo per quel momento lasciando intendere che non c'era valenza nei tuoi sentimenti, anzi che sono poco importanti. E li mi hai buttato nuovamente giù, ero nudo come un plebeo, volevo che capissi che era il tuo amore che cercavo e non il tuo senso del dovere, tutto quello che ho ottenuto era ancora un freddo distacco para-razionale. Adesso volevi sapere cosa volevo fare sapendo che era ancora tua intenzione perseguire (male)ostinatamente la strada intrapresa. D-o, perché io? Avrei accettato di dirti che ero con te solo se quello non avesse rappresentato il tragitto della nostra discordia, ti avrei detto di tornare indietro solo se l'immagine di rincasare insieme non avrebbe significato dover contrariare la tua di immaginazione. Allora mi sono limitato ad elencarti laconicamente cosa era necessario fare, atono e inespressivo come un cyborg, perché non c'era nessun modo di confidarti i miei veri desideri, tu non avresti voluto. Hai comunque approfittato per dirmi che dovevo ammettere di averlo fatto apposta a mollare i miei vestiti sulla strada così da costringerli a ritornare su i tuoi passi anche se me lo avevi detto di voler prendere un'altra strada al ritorno, io ti ho fatto notare la sequenzialità errata degli eventi perché io avevo abbandonato i miei vestiti prima che tu me lo chiedessi e tu mi avevi fatto notare che avrei fatto in tempo a prenderli, ma ti sei dimenticata il fervore del momento e la significanza voluta dei gesti. Ad ogni modo ho ammesso di essere stato totalmente irrazionale perché in realtà non avevo mai avuto niente in contrario a camminare in qualsiasi direzione ma non certo a qualsiasi presupposto. Ma al bivio non eravamo ancora realmente arrivati...
LA STRADA FACILE
Scendendo come temevo i miei averi erano stati rimossi, non più i vestiti, non più il telefono, non più le chiavi di casa.
Non avevo in mente molto, sapevo che volendo sarei potuto rientrare lo stesso ma tutta la mia attenzione era puntata sul tuo comportamento.
Ancora una volta tentasti di offendermi dicendomi che non avresti partecipato ad un altra di queste bravate e io ti risposi più metaforicamente che sapevo che non mi avresti mai seguito. Non so perché allora hai smesso di parlare, forse avevi fiutato che questa volta avrei cinguettato ciò che non consideravp giusto. Arrivati davanti casa mi hai detto che forse qualcuno aveva messo da parte le mie cose togliendole dalla strada, poi mi hai detto se volevo il tuo cellulare e io ti ho detto che sarei andato dalla polizia, un po' perché sentivo di poter superare quell'ostacolo così malconciato com'ero, dall'altro era per renderti più evidente come ero malridotto.
Mi hai chiesto se volevo del cibo, mi è dispiaciuto rifiutarlo (e sapevo quanta cura e dedizione ti era costato), non volevo disprezzarlo ma potevo mettermi semplicemente a mangiare in quelle condizioni, noncurante della situazione?
Ero fuori di me e tu eri ancora li che mi camminavi davanti e il tuo gesto come di avvicinarmi la busta del cibo per rimuoverla dalle tue mani mi aveva suggerito qualcosa.
Ti chiesi dove stavi andando; non ti eri fermata dove passavano gli autobus, forse mi stavi accompagnando ma neanche eri al mio fianco... Mi hai detto che stavi andando a casa.
Ecco che li si era composto il quadro, senza dubbi.
Prima mi avevi decisamente affermato che volevi stare con me, poi hai continuato con quella storia che vuoi darmi veramente una chance (grazie davvero, invece tu con me non ne hai bisogno perché stranamente ti avevo già accettato, come è giusto che sia bisogna che l'altro ci convinca del nostro amore...) e poi è scontato lasciarmi come uno stronzo in balia degli eventi tanto non sono problemi tuoi.
Giusto giorni prima mi hai spiegato che al tuo ultimo nefasto messaggio ritornavi in pace ammettendoti che non mi avresti voluto vedere morto ma qui presente. Gulp, che strano tentativo il tuo di dimostrarlo.
E non solo,  un po' di giorni prima mi avevi detto che usando io una scusa per giustificare un mio errore al lavoro (fra l'altro un nostro errore di orari ma me ne assumo io la colpa come è giusto che sia) e ammettendo che non c'erano alternative, stavo ammettendo che avrei preso la scelta facile invece di farmi carico delle mie responsabilità.  A parte che a volte hai usato come argomento quanto fosse realmente importante il lavoro nelle mie priorità (come se non dovesse esserlo, e infatti quella volta eri venuta prima tu che il lavoro), a parte che quando ti ho detto che se mi avessero chiesto per quale ragione ero dovuto uscire di fretta quando per la stessa ragione di onestà avrei dovuto confessare per stare con te (e al pensiero, altro che coraggio... se ti vergogni di far sapere che stiamo insieme come faccio a credere che al momento giusto sceglierai di rispettarmi e non tradirmi se già è tuo intento lasciar credere di essere single? ma ho sorvolato... sono solo io che non posso scappare alla realtà usando scuse) ma come può passare il fatto che di fronte a una difficoltà tu decida di tornartene a casa e lasciarmi solo?
Quello che sarebbe stato poi per me non era importante, chissenefrega di chi era la colpa, se io avessi potuto risolvere da solo, quali sarebbero state le conseguenze, se mi sarebbe servito il tuo conforto per poter andare avanti... tu non saresti stata lì.
Allora vogliamo ancora parlare di strada facile oppure tu per orgoglio e io per bonarietà dovremmo far finta di niente e non sottolineare queste contraddizioni, tanto più efferate perché usate prima per biasimarmi?
Io mi sono inalberato, ok che sei donna, ok che era mantenuta questa posizione di inferiorità nei miei riguardi, ma io al tuo posto NON LO AVREI MAI FATTO, ci puoi giurare.
Invece ho steso un velo pietoso, non ho detto niente per amor proprio, non mi sono arrabbiato, ti ho detto che ho perso 33 anni della mia vita (avrai capito che non mi riferivo solo a te) e che dietro l'amore non c'è niente (avrai capito che mi riferivo a quel piccolissimo dettaglio che ti ho spesso intimato riguardo alla mia ricerca di dimostrare che l'amore esiste davvero?) Poi ti ho detto che non sarei andato alla polizia, improvvisamente per me l'idea di salvarmi non era più in primo piano.
Alla fine ho raccolto l'ultima cosa che era rimasta sul mio nudo petto, il ciondolo che mi avevi regalato, te lo riposto nelle mani e ti ho detto "addio Iris". Avevi affermato di non voler scappare poche decine di minuti prima, nella foresta, di fronte agli alberi e poco dopo ti defilavi con nonchalance. Scusami ma questo per me era nauseabondo.
GRIDARE AL VENTO
Quello che è successo dopo credo che sia indifferente.
Ti amo e non so ancora come e cosa farò senza di te, ma questo è stato inammissibile, avrei potuto accertarlo come al solito se oramai calpestarmi non fosse diventata una cosa normale e che così nessun amore ma solo una prolungata agonia si stagliava all'orizzonte. Quanto ci sarebbe voluto prima che tu un giorno, mai apertamente contrariata, avresti deciso che il mio comportamento fosse stato insopportabile, le mie colpe troppe, senza nessuna possibilità di riconsiderazione? ho dovuto ruggire per evitare cose finissero inevitabilmente con te che una mattina con la luna storta avresti dichiarato unilateralmemte fine al nostro patto di alleanza, fregandotene se io ci avessi veramente creduto al nostro amore perché tanto non era importante, anzi ti piaceva lasciarmi a desiderare mentre continuavo a ripeterlo e tu non lo dicessi.
È così che sono in pena, ti ho promesso che te l'avrei detto fino alla fine e lo farò.
Ti amo Iris.