Nella casa di vetro

sabato, gennaio 26, 2019

L'illusione?




  (se non riconosco alcuna realtà su questa terra)  
            Cosa è che davvero mi manca ?           
              Perché mi accade questo ?             


martedì, gennaio 22, 2019



Nothing To Say - Jethro Tull

Everyday there's someone asking
what is there to do?
Should I love or should I fight
is it all the same to you?
No I say I have the answer
proven to be true,
But if I were to share it with you,
you would stand to gain
and I to lose.
Oh I couldn't bear it
so I've got nothing to say.
Nothing to say.

Every morning pressure forming
all around my eyes.
Ceilings crash, the walls collapse,
broken by the lies
that your misfortune brought upon us
and I won't disguise them.
So don't ask me will I explain
I won't even begin to tell you why.
No, just because I have a name
well I've got nothing to say.
Nothing to say.

Climb a tower of freedom,
paint your own deceiving sign.
It's not my power
to criticize or to ask you to be blind
To your own pressing problem
and the hate you must unwind.
And ask of me no answer
there is none that I could give
you wouldn't find.
I went your way ten years ago
and I've got nothing to say.
Nothing to say.



Niente da dire

Ogni giorno qualcuno chiede
cosa dovrei fare?
Dovrei amare o dovrei combattere,
sono entrambe la stessa cosa per te?
No ho detto, io ho la risposta
sicuramente vera,
Ma se io la condividessi con te,
tu ci guadagneresti
e io perderei.
Io non posso sopportarlo
quindi non ho niente da dire.
Niente da dire.

Ogni mattina la pressione prende forma
attorno ai miei occhi.
I soffitti cadono, i muri collassano,
rotti dalle bugie
che la tua sfortuna ci ha portato
e io non le camufferò.
Quindi non chiedermi di spiegarti
Non inizierò neanche a dirti perché.
No, semplicemente perché io ho un nome
bene io non ho niente da dire
Niente da dire.

Scala una torre di libertà,
Scrivi la tua firma falsa.
Non è in mio potere
criticare o di chiederti di essere cieco
Per il tuo pressante problema
e l'odio che devi sciogliere
E non chiedermi risposte
Non c'è niente che potrei darti
che non troveresti.
Sono arrivato nella tua strada dieci anni fa
e io non ho niente da dire.
Niente da dire



Spesso ascolto questa canzone con le lacrime agli occhi, descrive così bene il malessere di una convivenza mal riposta, dissimulata, dove siamo partecipi nostro malgrado, sia dentro di noi che fuori di noi, e facciamo del nostro male in nome di un bene non meglio precisato.
Posso provare a spiegare cosa capisco ascoltandola ma non so se riesco a trasmettere la stessa sensazione di disappunto, di vuoto, di mestizia, di mancanza, pressappochismo, giustizialismo.



Mi sottraggo nel dare un senso a quanto mi viene richiesto dalla vita perché temo che mostrare le mie debolezze invece che suscitare un sintomo di aiuto venga percepito come un vantaggio per rendermi ancora più bisognoso della vostra presenza. Non è riempiendo la vostra vita ma svuotandola che garantisco la mia necessarietà.
Ti lascerò credere che io so quello che sto facendo.

E per questa condotta tutto va in rovina, le continue menzogne perpretate per nascondere la mia inettitudine non possono più sorregere la scena dove tu sei uno degli sfortunati partecipanti.
L'orgoglio, l'idea di essere qualcuno che deve essere rispettato mi induce a stare zitto e nascondere la pochezza delle mie spiegazioni riguardo a quello che sta accadendo.

Non aspettarti la mia partecipazione, quali siano le tue azioni io non ci crederò. E non sono nella posizione di poter biasimare i tuoi misfatti perché io non sono meglio di te e mi fa comodo non esserlo perché non devo cercare un motivo oltre l'egoismo per giustificare il possibile bene disinteressato che potrei farti.

Il tempo passa ma lascio correre piuttosto che rischiare la mia vanità.


lunedì, gennaio 21, 2019

Frapposizione



E alla fine salì sulla montagna in cerca della luna. Quando era arrivato ai suoi piedi però non la vedeva, allora si girava ma non la poteva trovare.
La luna era dall'altra parte della montagna e lui aveva sbagliato versante.
Era troppo tardi per scavallare oppure ridiscendere per cambiare prospettiva, oramai erano disgiunti e non era più possibile per loro avvicinarsi.
Nella sua ingenuità lui aveva sbagliato tutto e l'avvicendamento era ora completo.
Dopo un'ora anche il suo cuore era eclissato.

domenica, gennaio 20, 2019

Devo accontentarmi del mistero



Ok, forse è questo il punto.
La poesia non va interpretata, il suo significanto è impenetrabile, bisogna capire che non si può spiegare.
Quello che è incomprensibile è quanto estasia la nostra fantasia.
Promesse di afferrare concetti che sembra ci sfuggano appena ma che in realtà sono lontani e irraggiungibili, forse inesistenti ma che continuano a far riecheggiare la loro presenza.

sabato, gennaio 19, 2019

Tanto non vivrai per sempre, è inutile che ti diverta a rovinare così i rapporti.

martedì, gennaio 08, 2019

Cosa è giusto o sbagliato?

Siamo noi stessi a deciderlo, spesso senza conforto, lietofine o gratitudine e dobbiamo sforzarci di rimanere sempre neutrali anche se crediamo di aver subito un torto. Questa idea mi inquieta ogni volta, perché so che non riesco più tollerare il sentirmi maltrattato, penso che voglio fare del bene agli altri e poi a quanto sono bisognoso io di riceverne e per questa ragione a quanto male sopporto le delusioni.
Ho appena ricevuto delle scuse che hanno spostato un ipotesi di malfidenza verso quella di superficialità, dovrei ignorare questo sentimento e offrire subito comprensione e gentilezza ma non ci riesco, se penso alla cattiveria gratuita ricevuta non riesco ad essere ospitale e confacente, ho restituito una fredda risposta di comprensione e assopito tutti i miei eccepimenti sulla versione dei fatti offertami.
La realtà è che non ti credo e sono stufo di dover accettare scuse poste a nascondere la cattiva fede, perdonarti felicemente o scacciarti definitivamente sarebbero state entrambi soluzioni migliori ma la santità e la cattiveria necessaria sono entrambi caratteristiche che non posseggo.
Non avrò quindi né chiarezza né affetto ma per correttezza il mio cervello sarà ancora costretto a ignorare e a mantenere questo ignavo contegno che non sopporto.


lunedì, gennaio 07, 2019

Monday breakfast at the café, voices are wispering



"Mentre ti guardo, attraverso il tuo sorriso con gli occhi stretti e la postura raccolta, mi sembra di capire che necessiti di affetto. Non quello familiare ma quello di un amante".

Qahte la guardava In modo interrogativo con la testa reclinata su un lato, la sua curiosità era onesta perché in fondo anche lui nutriva interesse per quella ragazza che seduta al bancone in modo composto gli stava dando le spalle ma gli rivolgeva lo sguardo.

Un altro silenzio di attesa spinse Qahte a parlare di nuovo.
"Mi concederesti di fare un esperimento? non devi avere paura, ti assicuro che non è niente di pericoloso, le mie intenzioni sono benevole".

Il sorriso della ragazza, oramai non più troppo giovane, era rimasto lì ma in qualche modo l'espressione di incertezza era aumentata nei suoi occhi fermi che non sapevano dove guardare per non dare notizia di una qualsiasi intenzione.
Allora Qahte con uno spostamento lento e fluido si avvicinò alle sue spalle, l'abbracciò da dietro aggirando le braccia in modo tale che le contornassero parzialmente anche la base del collo e le poggiò il lato della testa fra la sciena e la nuca.
Chiuse gli occhi per un po'.
Poi la fece dondolare nel suo abbraccio tirandola a se con intermittenza.

Alla fine la lasciò e riprese a guardarla cercando di cogliere la sua nuova espressione.
Sul suo volto non c'era più un sorriso, questo aveva lasciato posto ad una bocca leggermente fissurata dallo stupore, gli occhi erano meno stretti e le ciglia si inarcavano verso l'alto.
Qahte parlò ancora.

"Senza considere il rifiuto, mi aspettavo un comportamento fra due possibili, il primo che tu ti lasciassi andare all'abbraccio confortandoti in esso e il secondo che ti irrigidissi non compendendolo appieno".
"Solamente il primo caso mi avrebbe quasi dato una risposta certa, ma tu ti sei irrigidita".
"Nel primo caso accettare l'abbraccio mi avrebbe quasi certamente detto che lo desiderassi, l'unica dubbio sarebbe stato se tu fossi troppo abituata a riceverne. Nel secondo caso invece poteva equamente essere che avessi paura di rifiutarti o di mostrare il tuo gradimento. Ti dispiacerebbe se indagassi?"

Qahte cambiò posizione per rilassare i muscoli adibiti in quel momento al sostegno del corpo irrigidendone degli altri. Con sguardo serio incalzò: "Vorrei sapere se avresti voluto poter ricambiare l'abbraccio".

La ragazza rimase ancora zitta ma quando direttamente interpellata abbassò lo sguardo.

"Sono stato irruento, la verità è che non desidero più alimentare la misconoscenza fra le persone. Sto rischiando di sbagliare con te comunicandoti le mie impressioni perché il rischio che sia io che tu potessimo rimaner soli con i nostri bisogni non confessati era troppo grande da poter essere ignorato. Spero che tu possa scusarmi".

Questa volta la ragazza alzò lo sguardo con gli occhi un po'inumiditi, fece una pausa di respiro e rispose: "sì, avrei voluto abbracciarti".
E anche Qahte cominciò a perdere lacrime pur non potendo nascondere il raro dipingersi di un sorriso sul suo volto.


sabato, gennaio 05, 2019

Talvolta necessariamente enigmatico



Non credo di essere per mia natura una persona molto profonda. Tanta solitudine però mi ha reso pensieroso, dover occupare il mio tempo in qualche modo lasciandomi assorto con me stesso.
È indispensabile non compiere nessun altra attività mentre si cogita in modo che il dialogo interiore possa seguire un percorso compiuto, in modo che i passaggi e il loro perché siano bene evidenti.
Anche solo scrivere ci deconcentra, quando decido che lo voglio fare cerco prima di ricordare bene i punti principali anche se tendono a sfuggirmi ugualmente poi.
Quello che sto scrivendo ora è scaturito dal capire cosa rende un pensiero condiviso davvero unico, personale, speciale, interessante da essere ascoltato.
La sua elaborazione, il fatto che richieda tempo per essere generato, tempo che dobbiamo passare in uno stato inerme solo così giustificato. Non è importante non giungere a conclusioni ovvie, l'importante è che il suo corso sia stato impervio e pieno di riconsiderazioni, a volte non è importante neanche che sia finito ma solo che sia stato indicato per poi essere seguito insieme.
Quello che ci da la forza nel perseguire a pensare invece che arrendersi considerandolo tempo perso è poter osservare l'altra persona intenta nella stessa operazione dal comune scopo e attenta come noi verso di lei al nostro interesse.
Questo ne rinnova i presupposti ed è il motivo per cui, comunque rischiando di annoiare l'altro è bene non fermarsi nel mostrare il proprio interesse e preoccupazione, mostrare di essere vivi comunque e concentrati, coinvolti nel problema comune.
Io voglio continuare a creare dei paesaggi fertili, pronti per essere disegnati da chi ne avrà interesse, per farlo devo soffermarmi ogni volta ad osservarli ed essere incomprensibile in quei momenti ma toccante e toccabile poi.


Audience - Harlequin

Through the green May morning came a lonely man
Wearing diamond covered garments and a slapstick in his hand
And the new day dawning brought a wistful smile
To the face of the Harlequin

Was it rain or tears that smudged his painted face
As he wandered where the breezes took him on from place to place
And the strain of years behind his wistful smile
Lined the face of the Harlequin

The laughter of the King and Queen
Of every country he had seen
The laughter ringing in his ears like thunder

The genius of his comic mime
So in demand so long a time
Now suddenly surpassed by those much younger


Arlecchino

Attraverso il verde mattino di maggio venne un uomo solo
Indossando un vestito di diamanti e una spatola nella sua mano
E l'albeggiare del nuovo giorno ha portato un sorriso malinconico
Sulla faccia di Arlecchino

La pioggia o i sogni hanno sbavato la sua faccia dipinta
Mentre si domandava dove le brezze l'avessero portato da un posto all'altro
E la fatica degli anni dietro il suo sorriso malinconico
Ha segnato la faccia di Arlecchino

Le risa del re e della regina
Di ogni paese che lui aveva visto
Le risa risuonavano nelle sue orecchie come una tempesta

Il genio delle sue comiche mime
Così richiesto per tanto tempo
Ora improvvisamente sorpassato da chi di più giovane