Nella casa di vetro

sabato, novembre 30, 2019

Living sin is your best time activity

Non so perché ogni volta le mie azioni sembra che debbano simboleggiare qualcosa.
Da un lato l'idea non mi dispiace perché, accettando il fatto che da essere ostracizzato che sono le mie idee sono oramai fossilizzate in me stesso, ciò significa che voglio imprimere un significato a quello che faccio in un mondo che è oramai alla deriva (e non perché le mie ragioni siano più importanti e giuste delle altre ma perché un qualsiasi pensiero -merita- & -deve- la sua solennità, ma ho già perso la voglia di spiegarvelo).
Dall'altro lato penso che è un processo che mi costringo a sostenere per dare un significato alla mia insignificante vita.
Mi sono fermato di scrivere un po' di tempo fa perché non ce la facevo più, la sofferenza e la sensazione di dispersione avevano raggiunto un risultato storico, non riuscivo a spiegarmi perché i miei tentativi di amare le persone ogni volta fossero così barbaramente respinti.
Soffrivo da molto e da allora sto ancora soffrendo.
Questo spazio è ritornato il mio piccolo angolo di reclusione, dove posso vivere con razionalità questi momenti convulsi, nascosto in piena luce.
Mi ero fermato perché volevo smettere di tentare di dare una spiegazione a qualcosa che effettivamente non la ha, gli avvenimenti che caratterizzano la mia vita sono senza spiegazione, mi accadono queste cose che valgono meno della merda e che devo accettare in accondiscendente silenzio per onore del quieto vivere.
E in molti giorni sentivo comunque quella spinta di reiniziare a scrivere per tirare fuori quello che avevo dentro, ed ogni volta era come cercare di trattenere dei conati di vomito, come per allontanarmi da quella realtà che per troppi anni ha caratterizzato le mie sconfitte, i miei rammarichi, le mie disperazioni senza giungere a nessuna conclusione.
E ancora adesso non voglio scrivere, non voglio più farlo, ma mi rendo conto che non facendolo queste tristezze rimangono a vagare nella mia testa senza essere delineate e che diventano parte inconsapevole di me, di me che non avrei voluto essere questo e che ogni volta scado nel paragone del significato che do alle cose con quello che "sembra" gli diano gli altri.
Sono criptico perché le mie idee sono tali, perché sto cercando di decifrarle.
Ho pensato a te Pia (denunciatemi, userò i nomi, tanto le cattiverie non mi sorprendono più), ricorre nella mia mente la violenza con cui hai emarginato la mia vita dalla tua.
E ogni tanto penso anche a te Cherry, che in fondo mi hai mentito e non riesco a spiegarmi perché tu abbia voluto servirmi questo piatto amaro.
Penso a te Stefano, che alla fine mi hai portato allo stremo, la mia vita è pessima da anni ma ho cercato di onorare comunque la nostra amicizia che è andata degradandosi nel tempo, alla fine mi sembravano talmente vuote le tue azioni, talmente compiute da una posizione esterna la mia che erano insensate. È vero che per me partecipare al tuo matrimonio sarebbe stato difficile data la mia condizione di salute, ma è anche vero che in un certo senso era qualcosa che potevo superare, ma mi sono chiesto perché dovevo farlo, mi sono messo così tante volte alla prova in nome dell'amizia e ho ottenuto così spesso ingratitudine e disconoscimento. Come se mi sentissi in colpa ad affermare di quante sono state le volte in cui non hai mantenuto le tue promesse passandoci sopra in modo leggiadro.
Sono stato 3 mesi giù e chi mi è venuto a trovare? una volta che ero stato male... tutto questo è ridicolo, non ho mai chiesto il vostro supporto, e praticamente non l'ho neanche mai ottenuto, allora forse non stiamo parlando di amicia e sono l'unico che ha ancora l'idea di "mutuo aiuto" in testa.
A mia volta mi sento un po' in colpa verso Francesco, che comunque è una brava persona, non saprei ma dovrei spiegarli che le mie mancanze sono dovute ad uno stato d'animo che provo a descrivere ma che non riesco. E un pochetto mi sento in colpa anche verso Domenico che un po' di presenza me l'ha fatta sentire ma poi ha ricevuto indifferenza da parte mia. Vorrei potervi dire quanto è diventato difficile per me fare qualsiasi cosa, riuscire a interiorizzare questo stato di disamore in modo da rappresentare comunque la persona che avete conosciuto, ma non ci riesco, come ora non riesco a piangere ma vorrei.
Ed è inutile illudermi, oramai anche fisicamente ho dei grossi problemi, non riesco praticamente neanche più a correre, chissà per quanto ancora rimarrò in piedi, sapere che non posso dirlo a nessuno, che nessuno mi crede, che nessuno mi prende seriamente, che a nessuno importa, oramai non importa neanche più a me, la mia salute? solo un modo per soffrire di meno e nient'altro di importante.
Sento di nuovo il bisogno di smettere di scrivere.
Oggi farò una telefonata, poi forse vorrò spegnere il cellulare.








Toxicity

Conversion, software version 7.0
Looking at life through the eyes of a tired hub
Eating seeds as a pastime activity
The toxicity of our city, our city

Evoluzione in nessun senso
Guardare il mondo come qualcosa di passaggio
Riempirsi del nulla
Avvelenarci nel proprio luogo comune


You, what do you own the world?
How do you own disorder, disorder
Now somewhere between the sacred silence
Sacred silence and sleep
Somewhere, between the sacred silence and sleep
Disorder, disorder, disorder

Tu, cosa puoi possedere del mondo?
Come potrai mai con il tuo disordine
Nel rispetto dell'omertà e dell'ebetismo
Disobbedienza.


More wood for the fires, loud neighbors
Flashlight reveries caught in the headlights of a truck
Eating seeds as a pastime activity
The toxicity of our city, of our city

E più motivi per volersi confondere
paralizzati dall'emergenza
Spinti nella vacuità
e nel tentativo di avvelenarci



When I became the sun
I shone life into the man's hearts
When I became the sun
I shone life into the man's hearts

Un giorno potrò illuminare
come avrei voluto essere illuminato