Nella casa di vetro

sabato, febbraio 23, 2019

A perdità di oggettività



Un giorno pensi di morire e il giorno dopo sei ancora lì, ti ripresenti così, come prima, triste, con la voglia di liberarti dal fardello fin ora accumulato e senza la possibilità di farlo.
Adesso, quello che desidero, lasciare che mille parole scaturiscano dalla mia memoria senza un nesso e finiscano per rimescolarsi a formare qualcosa di nuovo pronto a catturare il mio spirito.
Immagino uno sfondo bianco in movimento con sfocature grigie da cattiva illuminazione e cerchi colorati a pastello su un piano obbliquo decentrato.
Una povera inquadratura per confondere le mie intenzioni, l'attualità, la voglia di evadere.
Perché sto aspettando tanto? perché non voglio essere offensivo. Ma voglio gridare al mondo, voglio che lo sappiate.
Aspetto l'ultimo momento perché così tu sappia che non ho più nessuna opportunità di farti del male, ma non ho più nessuna possibilità neanche di farti del bene, è fatale. Ho provato ad abbracciarti in ogni modo la cortesia mi permettesse. Ho recitato di esser stupido, te l'ho anche detto, non sei più una bambina ma lo sono io, tutto quello che ho detto e ho fatto non è stato perché pensavo ci fosse qualcosa che tu non sapessi fare dieci volte meglio di me ma solo perché desideravo la tua vicinanza. Non mi importa che cosa, mi importa come e so già che sto rovinando tutto quello a cui sono faticosamente arrivato confessandoti queste cose, parlandoti di me in termini che non puoi desiderare.
Ho bisogno di essere così, gli occhi delle persone talvolta mi spaventano, tanta determinazione, quasi cattiveria, ho bisogno di poter piangere in pace, voglio avere la capacità di reagire emotivamente al male che si insinua giorno per giorno nelle nostre vite.
È inconcepibile, non si può fermare tutto, non può tutto scadere nella inconsistenza, venire giù perché ci si attende qualcosa che ci sorrida diverso da noi. Perché ti metti in antitesi? È così brutto sapere che qualcuno ti vorrebbe amare? SILENTLYYYYYYYYYY ... SAAAAAADLYYYYY UNSPOKEEEEN


domenica, febbraio 17, 2019

L'attitudine del gregario

O del comprimario.
Mi pareva di aver già parlato di questa cosa e ho ricercato queste parole sul blog ma senza successo. Probabilmente prima ne ho parlato in altri termini.
Ogni tanto credo che ci siano dei concetti dentro di noi che una volta maturati diamo per scontato, o almeno è quello che spero (e cioè non dover ripensare ogni volta alla ragione delle mie azioni ma computandole comunque giuste e in riga con il mio pensiero generale).
Fatto questo preambolo, penso che ci siano molte più attività potenzialmente interessanti per noi di quelle che scegliamo di compiere spesso (razionalmente o meno).
E cosa secondaria ma non meno importante è che ci sono alcuni effetti collaterali in quello che facciamo non direttamente o strettamente collegati all'attivita praticata.
Ad esempio può non importarmi il procedimento di torrefazione del caffè non essendone io un bevitore ma avere l'occasione di recepirlo ugualmente potrebbe risularmi comunque interessante, sia per questione di conoscenza generale ma anche perché nel procedimento potrei avere l'occasione di conoscere chi me lo spiega oppure capire le connessioni, i parallelismi con altre discipline. Potrei addirittura apprendere qualcosa di diverso dagli specifici manierismi adottati riapplicabile in altro modo.
E qui arriva il desiderio di partecipare a cose che non mi coinvolgono direttamente in apparenza ma, anche senza che successivamente si rivelino davvero interessanti per me da farmi desiderare di dedicargli esclusivamente del mio tempo in privato, avere l'opportunità di poter giovare di questi eventuali effetti collaterali.
Ed è per questo che spesso rispondo anche dove non ho molti argomenti da tirare in ballo, prrché la compartecipazione è per me già da solo un motivo sufficiente a convincermi di intraprendere un'azione.
Detto questo, alla prossima ricerca sul mio blog ci sarà un tassello del puzzle in più da ritrovare.




martedì, febbraio 12, 2019

Continuo a scomparire



È così che voglio rimanere, infatuato.
Potete strapparmi tutto, potete indurmi ad una rabbia inumana, ad una miseria ingiusta ma io non dimenticherò mai cosa è davvero importante per me, qual'è il vero motivo per rimanere in vita, perché gli esseri umani hanno bisogno di qualcosa di superiore.
Forse non avrò mai una rivincita, forse non verrò mai riconosciuto ma l'ambizione a qualcosa di migliore è inestirpabile in me.
Ah ah ah.
No è tutto finto, in realtà sono così fragile che potrei spezzarmi come una foglia esposta al primo flebile afflato di vento e mi attacco così tanto allo spirito solo per non finire perduto, tanto è evanescente il mio carattere.
Ma che differenza fa? in entrambi i casi desidero rimanere saldo a qualcosa che mi piacerebbe ritrovare nelle altre persone, anche se non lo sento, anche se non ho la possibilità di poter essere, sono io a decidere quello che devo essere, anche se è la negazione di quello che sono.
Si può essere disillusi ma non è altro che un'altra decisione, non siamo chi siamo, siamo chi determiniamo di essere, tante cose sono fallite nel corso della mia vita ma io non lo volevo, questo non me lo potete togliere.
Nessuna realtà è vera e quindi tutte lo sono, non ho nessun diritto di non credermi.
Sono infranto ma guardo i miei cocci e provo amore per loro, giaciono a terra rotti perché si sono lasciati rompere dalle circostanze invece che reagire e romperle a loro volta.
Soccombo ma con passione, se sono io quello che deve morire lo farò, ma non potrò dubitare di aver voluto vivere e volere che voi viveste con me.
Se mai potrò pronunciare la parola ti amo, senza rimorsi, senza paure, senza ripensamenti, se mai mi sarà concesso di lasciarmi libero senza battaglie, senza giochi di potere, senza dovermi guardare le spalle.
Un giorno potrò riempire il mio cuore.

sabato, febbraio 09, 2019

Vi odio



E neanche questa sera ho dormito per la preoccupazione.
In questi giorni ho iniziato dei nuovi percorsi ma come al solito ci deve essere qualcosa che rovina la mia serenità e mi rende impossibile procedere tranquillamente.
Cosa voglio scrivere? quello che sento delle persone.
Alla fine io odio lo spirito di sopravvivenza.
È quella cosa che ci rende individualisti e che genera gli scontri in cui qualcuno deve per forza soccombere.
Mi piacerebbe sempre poter avviare un discorso diverso con le persone, trovare quel rapporto "meglio che sopravviva tu che io" ma è un suicidio quando tratti con persone "normali".
E non ha neanche senso parlare di suicidio vero e proprio, perché questo pone fine alle sofferenze, invece no, è solo un modo per sottoporsi ulteriormente all'egoismo degli altri, sapere che di volta in volta si assumerà una posizione impari che ci costringerà a fare più sforzi per mantenere anche gli altri con le proprie fatiche, perché ci sono delle cose che vanno fatte per sostentare la vita e le persone per indole preferiscono non essere loro a doverle fare, quello che fanno i più furbi è farle fare agli altri.
Ed è così sempre, doversi sentire insinuati perché si sa che chi si ha di fronte è solamente interessanto ad agevolare la propria posizione anche a nostro discapito.
E questo è il paradigma della vita, qualcosa che mangia qualcos'altro per estendere la sua esistenza il più possibile anche se questa esistenza avrà comunque una fine.
Sgomitare per non ottenere comunque nulla alla fine.
Non c'è scampo perché se il nostro scopo è sopravvivere, da mortali alla fine moriremo.
Se il nostro scopo invece fosse quello di far sopravvivere gli altri, in fondo qualcosa otterremmo perché qualcuno grazie a noi alla fine ci sopravviverebbe, avremmo la consapevolezza che la nostra vita non sia fine a se stessa, che non sia nulla di fronte all'amore che potremmo provare, anche se temporaneo.
E invece no, dobbiamo essere gettati nella mischia a perdere gradualmente le nostre coscienze, le nostre motivazioni, ed è questo che forse ci piace dei bambini, loro non sono meglio di noi ma hanno perso meno coscienza per un fattore tempo.
A voi che ho provato ad amare, mi piacerebbe che sappiate che ci ho provato veramente, al di fuori del mio egoismo e della mia mortalità ma che si è tutto esaurito tristemente quando ho capito che per me non c'era spazio, che il vostro sguardo non sarebbe stato compassionevole verso di me.
Io sono uno di quelli che alla fine cadrà non per vecchiaia ma per stenti, dovrebbe dispiacermi ma se penso a quanto è brutta questa esistenza, quanto e priva di spirito (quello vero, non quello che punta solamente ad un miglioramento personale)...
Quanto sono diventate rigide le mie parole? quanto sono poco poetiche? quanta miscredenza e poca speranza sono rimaste? è incredibile, dopo tutto quello che mi è successo la cosa che più mi importa e che mi piacerrebbe poter rinfacciare a qualcuno la pochezza di questa vita, avere la possibilità di poter fronteggiare un colpevole della cattività in cui siamo costretti a vivere e poterlo battere in qualche modo.
Ogni volta che sento di non poter soddisfare i bisogni di qualcuno che non ha l'arroganza di pretenderne il loro soddisfacimento, mi sento deluso perché so che questa insoddisfazione lo porterà a maggior egoismo, e non posso condividere questa sensazione con nessuno perché nessuno è così platonico da dispiacersi dell'ineluttabilità del creato, così terreni, così materialisti, così concreti, così pronti a rovinare i nostri sogni.
Vi odio perché volete a tutti i costi che vi assomigli, che scappi per difendermi, che attacchi per non soccombere, che pretenda di essere compiaciuto per qualche sorta di illeggittimo diritto di prelazione.
Vi odio, vi odio con tutto il cuore.


venerdì, febbraio 01, 2019

Io ho fiducia in te

E quindi tu hai trovato il coraggio di liberarmi.
Sei stata la prima persona a farlo, questo non è mai successo prima d'ora.
Non so come, non so perché tu abbia avuto l'umiltà di fare questo gesto.
Adesso so che mi conosci meglio, so che puoi credermi che io vorrei dirti ogni sorta di cosa, è meraviglioso parlare con te, il tuo pensiero è una melodia, ma dentro di me sono spaccato.
Vorrei essere all'altezza della situazione, poter fare qualcosa per essere degno della tua presenza, vorrei che tu potessi affidarti a me qualsiasi esso sia il ruolo che mi spetta, vorrei non desiderare mai una singola cosa in grado di metterti in difficoltà.
Vorrei avere le parole per descrivere qualcosa che non sarà mai abbastanza per essere descritta.
So che puoi udirmi, so che in qualche modo mi hai capito e allora fermerò il mio braccio e la mia bocca.
Ti prego non dimenticare che da questa parte troverai sempre una mano amica, un abbraccio fraterno se vuoi, nessun costo potrebbe giustificare un mio rifiuto, ne vale di una cosa che altrimenti non potrebbe essete chiamata vita.               
Tuo, Flavio.