Nella casa di vetro

venerdì, gennaio 03, 2020

Lo stoico/proverbiale menefreghismo

Evito i luoghi comuni, i letterali luoghi comuni, perché li sento contaggiosi.
Sicuramente è una loro intrinseca caratteristica essere contaggiosi, ma di che tipo di contagio stiamo parlando?
Iniziamo la nostra vita trasportati da una curiosità infinita che è il punto cardine della nostra sopravvivenza, apprendiamo tutte le nozioni che possiamo e poi cominciamo ad assaporare le prime delusioni.
Non perché le cose non sono semplicemente come ce le aspettiamo, ma perché le cose non VOGLIONO essere quelle che ci aspettiamo.
La nostra caratteristica principale è quella di osservare e assimilare la realtà per com'è, non è un problema accettare quello che è ineluttabile come la morte, quello che non possiamo accettare è quello che dipende dalla ragione delle persone.
E cominciamo a mettere un freno alla nostra curiosità, in qualche modo essere spontanei ci fa sentire disadattati e allora ignoriamo quello che ci sembra minacciare la nostra posizione.
Ed è così che quelle che erano amicizie diventano convivenze inutili perché nessuno vuole più rischiare di essere coinvolto, di mettersi in discussione, di compromettersi.
E qualsiasi cosa che un tempo poteva catturare magicamente la nostra attenzione diventa di una noia mortale.
I luoghi, granparte delle persone con cui ho l'occasione di parlare, ignorano le parole, omettono l'attenzione, fanno finta di non aver sentito, sorridono nel vuoto compiaciuti da non si sa cosa mentre non ti ascoltano.
Mi sono chiesto se sia mania di protagonismo la mia, capita anche a me di tralasciare parti del discorso e perché lo faccio?
1) sento che il discorso è troppo lungo e complesso e oramai sono abituato che TUTTE le persone che conosco hanno un attitudine sbrigativa (come non ripensare a Momo che avevo letto per caso, riapparsa più volte in questi anni) e quindi rifiuto di provare ad approfondire (influenza dei luoghi comuni)
2) è un discorso difficile per me, si parla di qualcosa di cui ho paura, di cui mi sento in difetto oppure di cui onestamente non so niente. Anche in questi casi però la mia capacità di esternazione è messa alla prova e decido se posso sforzarmi di parlare lo stesso dipendentemente dall'interlocutore. E mi succede quasi SEMPRE che l'interlocutore per chiusura mentale si ponga sulla difensiva o peggio sull'offensiva facendomi provare disagio (altra influenza negativa dei luoghi comuni).
3) sono proprio in dubbio sull'oggettività dell'interlocutore, preferisco non espormi per evitare le sassaiole gratuite.
E allora che devo fare? chiudermi in me stesso, come se valesse la pena risparmiare queste spoglie mortali.
Per lungo tempo Questo blog è rimasto totalmente scollegato dalla mia identità, poi volutamente per de-pressione ho lasciato fuoriuscire alcune sue pagine a persone che ritenevo importanti, non perché volevo vantarmi di una cosa (che di fatto non è) grandiosa, bensì perché volevo mostrare il mio lato discorde, volevo che si notasse la disarmonia che caratterizzava la mia vita come nel tentativo di sbarazzarmene.
Ora, ovviamente non posso di certo aspettarmi che le persone seguano quello che scrivo e continuino a leggermi, però l'idea che per qualche periodo qualcuno l'abbia fatto rifiutandosi però di farmene partecipe è qualcosa che in me risalta come una vergogna.
Sapere che sono, con le mie sempre più esigue energie, preso nel tentativo di uscire da questa cattività che io riconosco come vile ma che agli occhi di molti è considerata normalità, e non fare niente.
Mi verrebbe da dire ignavia se in fondo comunque non pretenda l'intervento altrui, non lo pretendo ma cos'è questo? è qualcosa con cui voglio vivere? voglio avere vicino persone che si girano dall'altro lato? No. E voglio anche che questo non succeda a me, o comunque voglio riprendermi da questo stato catatonico di torpore in cui si pensa davvero di stare determinando un chicchessia che di certo non è il nostro io.
Ergo mi sono stufato, ho dichiarato sconfitta, sono diventato schivo, non ce la faccio più ad essere ignorato, è questa la realtà che volete? prendetevela.
Spero di poter conservare sanità mentale deconcentrandomi su cose inutili come questo blog invece di perdere la ragione per dare una spiegazione a comportamenti così meschini.






Zeitgeist - Frank Wyatt & friends

An old man stumbles, with his cane in his hands
So the hourglass tightens, on our fragile grains of sand
Children rush about, machine displays replace their eyes
The skies above us grow dark, in some chemical reprise
It all seems so strange and unreal
No need to flush, it's just a sign of the times

So we live our lives, preparing our goodbyes
Attempting to sustain ourselves, enlighten and mystify
Still the pressures of our own making, simply multiply
Sometimes it seems beyond us, we keep on asking "why?"
You know, there is no answer here,
Those cool blank stares, are just a sign of the times.


Lo spirito del (di questo) tempo

Un vecchio uomo inciampa col bastone fra le mani
Così la clessidra si stringe sui nostri fragili granelli di sabbia
I bambini corrono su e giù, schermi sostiuiscono i loro occhi
I cieli sopra di noi accrescono l'oscurità in una sorta di rappresaglia chimica
Tutto sembra cosi strano e irreale
Nessun bisogno di scomporsi, è semplicemente un segno del tempo 

Quindi viviamo le nostre vite preparando i nostri adii
Tentando di sostenere noi stessi illuminando e mistificando
Le pressioni che ci addossiamo semplicemente si moltiplicano
A volte è più forte di noi, continuamo a chiederci "perché?"
Ma lo sappiamo, non ci sono risposte qui,
Quegli sguardi freddi e vuoti, sono semplicemente segni del tempo.